Coronavirus e conflitto di coppia

Prima dell’isolamento dovuto al Coronavirus il tempo insieme, si limitava ad un paio di ore davanti alla televisione dopo cena, adesso con l’isolamento, molte coppie si ritrovano costrette ad una convivenza forzata, a condividere lo spazio ristretto di un appartamento mattina, pomeriggio, sera e notte. L’isolamento toglie un elemento fondamentale alla nostra esistenza psicologica : la libertà, o la sensazione di libertà. Un conto è stare a casa potendo uscire, e questo presuppone la scelta, un altro è essere costretti a stare a casa, che indica una costrizione. E’ venuto meno l’ingrediente fondamentale per mantenere viva una relazione, quello di avere spazi per se stessi.

L’isolamento forzato ci obbliga a reprimere il nostro bisogno di socialità, un bisogno fondamentale, profondamente radicato nell’evoluzione: vedere gli amici, aggregarsi in gruppi, stare l’uno vicino all’altro, raccontarsi davanti ad una pizza o facendo sport insieme, e ci obbliga all’unica relazione possibile all’interno del nucleo domestico. Stare chiusi dentro uno spazio ristretto, facendo quotidianamente le stesse cose può portare ad una “ saturazione di omogeneità “ ( P. Bonaiuto et al., 1965 )  definita come povertà quantitativa di stimoli ed uniformità degli stessi, monotonia dell’esperienza soggettiva e dell’attività motoria e un sovraccarico di eccessiva presenza . La saturazione di omogeneità, in mancanza di stimolazioni relazionali esterne, porta ad un aumento della conflittualità all’interno della coppia. E a nulla serve internet o il ricorso ai vari social, che mantengono le relazioni esterne nella dimensione virtuale.

Un conflitto scatena sempre forti reazioni anche fisiologiche: si possono avvertire tensione corporea, aumento della sudorazione, respirazione superficiale o accellerata. A livello cognitivo i pensieri diventano un turbinio di previsioni catastrofiche, che innescano emozioni di tristezza, ansia e paura. L’incapacità a gestire le emozioni negative può portare ad esplosioni di rabbia oppure a somatizzazioni ( emicrania, problemi gastrointestinali ) quando si decide di evitare il conflitto per il timore che la discussione possa diventare pericolosa e dagli esiti incerti.

Per evitare che succeda quanto è accaduto a Xi’an dove si è registrato un record delle richieste di divorzi, si deve saper gestire il conflitto, significa riuscire a trasformare un’esperienza negativa e frustrante in un’occasione di crescita personale. Si possono esprimere le proprie differenze di vedute, utilizzando un linguaggio non antagonistico, con la volontà di raggiungere una soluzione gradita ad entrambi. E’ importante che la comunicazione e la modalità per spiegare le proprie ragioni sia chiara, ferma e sincera, senza ferire o umiliare l’altro.

Bisogna imparare ad ascoltare, la comunicazione serve a chiarire, non a parlarsi sopra, ripetendo sempre le stesse cose di cui siamo già convinti, la comunicazione serve ad arricchirci, ad imparare e confrontarci con punti di vista diversi dal proprio, a guardare la realtà anche con altri occhi che non sono solo i nostri.

Si possono esprimere le proprie emozioni, cercando nell’altro, la rassicurazione senza per questo sentirsi vulnerabili. La soluzione di un conflitto porta sempre ad accettare un compromesso, dove le parti cedono sempre qualcosa, ma in egual misura. In una coppia è meglio vincere in due, che vincere da solo.

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Alessandra Biscardi, psicologo Latina

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